Questo ufficiale barbaro, del quale ignoriamo la stirpe (forse era unno), doveva godere di molta stima a corte se il cristianissimo imperatore gli rispose che quella legge valeva per tutti gli al-tri, ma non per lui, che tanti e così preziosi servigi aveva già reso allo Stato} e doveva essere anche un uomo fiero e intelligente, se ebbe il coraggio di replicare che non poteva accettare un simile privilegio, mentre tanti altri ufficiali di religione pagana erano costretti a rassegnare le dimissioni (Zos., V, 46, 3-4). Bel marzo del 409 l'imperatore Onorio lo aveva nominato praefectus Urbi dopo che era riuscito a rientrare fortunosamente in Roma, assieme a Valente e ai cento superstiti della disastrosa spedizione voluta dalla corte di Ravenna. Aveva ricoperto la sua prima carica amministrativa di una certa importanza, durante il breve predominio di Olimpio a Ravenna, quando aveva ricevuto la carica di comes sacrarum largitionum al posto di Eliocrate. Tuttavia, mentre i pochi difensori si affrettavano sui bastioni delle poderose mura aureliane e tutte le porte venivano chiuse, essi videro con momentaneo sollievo che i Visigoti, anziché raccogliersi per tentare un attacco immediato, che fosse avrebbe avuto successo, si accampavano a breve distanza dall'Urbe come per predisporsi a un assedio. VII, cap. Acconsentirvi avrebbe significato riconoscere la dissoluzione del limes danubiano, il cui scopo difensivo essenziale era sempre stato quello di tenere i Germani a distanza dai valichi alpini orientali; e pertanto sancire definitivamente un insediamento barbarico potenzialmente ostile in quell'area, da cui a suo tempo Quadi e Marcomanni - sotto Marco Aurelio - erano con facilità penetrati nella pianura veneta. Era evidente che Geronzio voleva servirsi di Massimo esattamente come Arbogaste aveva tentato di fare, a suo tempo, con Eugenio, prima della disfatta del Frigido. Non è difficile immaginare lo stupore e lo sdegno di Onorio quando ricevette la lettera del suo prefetto. Che faceva l'esercito di Ticinum? È impossibile appurare come sia nata una tale voce. Onorio, che era rimasto sorpreso e scosso dagli avvenimenti del 13 agosto, aveva dovuto - almeno in parte - subire la situazione venutasi a creare. Mei clima di sospetto e di conflittualità provocato da questo estremo guizzo del morente paganesimo, gli ànici erano guardati con sospette e malevolenza dai senatori pagani, le loro parole erano spiate per poterli accusare di sentimenti antipatriottici. [113] I Visigoti, eletto re Ataulfo, marciarono quindi verso nord, dirigendosi sulla Gallia meridionale. Il prefetto del pretorio di nuova nomina, Giovio, era deciso a impadronirsi del potere vacante lasciato da Olimpio con ogni mezzo. Cosi, le grandi linee del programma militare concepito dal governo di Ravenna apparivano abbastanza chiare. Senza riflettere che egli guidava in quel momento il fiore dell'esercito occidentale, quanto di meglio l'Impero era ancora in grado di mettere in campo in quei frangenti, e che, di conseguenza, la sua perdita avrebbe costituito un colpo irrimediabile per l'Italia tutta, avanzò in direzione di Roma senza adottare alcuna misura di sicurezza. In effetti, la moderna medicina ha, dimostrata che ma solo tipo è capace di trasportare fino a 300 pulci, parecchie delle quali infette dal bacillo della peste; il che non toglie che in condizioni di fame disperata, l'essere umano non abbia mai esitato a. nutrirsi di questo roditore. In un primo momento parve che gli eserciti contadini improvvisati della Spagna riuscissero ad aver ragione dell'invasore, bloccandolo sui passi dei Pirenei. La posizione del Senato era angosciosa e contraddittoria. In questo caso il movente della donna sarebbe stata unicamente la pietà verso i suoi concittadini» quando ella vide che la fame li stava spingendo a divorarsi l'un l'altro, decise di aprire la porta ad Alarico per abbreviare le inaudite sofferenze della popolazione. Dopo il pagamento del riscatto, Alarico si ritirò gradualmente dai dintorni della Città Eterna. Quando divenne imperatore, nel 395, aveva solo dieci anni (era nato il 9 settembre del 384); per questo il padre gli aveva affidato, come tutore, il magister militum di origine vandalica Stilicone. l'articolo, È noto come, negli ultimi anni del loro matrimonio (e della loro vita) le difficoltà d'intesa fra Serena e Stilicone si fossero moltiplicate, di pari passo col crescere dell'insofferenza di Serena per la politica amichevole del marito verso i barbari, specialmente i Visigoti. Persino la madre non risparmiò il suo piccolo che portava al seno...». Da che cosa, infatti, era motivata tutta questa resipiscenza di moderazione da parte di Alarico? Claud. Infatti, come riporta Il quotidiano del Lazio, oltre ai monili, camei, gioielli, provenienti dal sacco di Roma ad opera dei Goti, farebbe parte anche la Menorah, il candelabro a sette bracci costruito da Mosè su indicazione di Dio, simbolo. :$M�B�;qsPX��N~����N�G��N���#� ��x�����_�Q�0G(9;y"{)��;XK$�d��H��{��3�Z�+s�Z��U+��o�2WH��K
͑#�+D.N��=h����9��b[��� Essi ricordavano con raccapriccio ed orrore il sacco di Londra operato dai soldati barbari di Allecto e le rovinose incursioni dei pirati germanici al tempo di Valentiniano I, prima della campagna di riconquista ope-. Porse non è del tutto esagerato immaginare, con Gibbon, che a quel tempo tremasse ogni volta che qualcuno entrava nella sua stanza; e certo mai come in quei momenti fa vicino alla risoluzione di abbandonare una volta per tutte la partita e di fuggire nell'Impero d'Oriente. Costantino aveva portato via con sé praticamente tutte le forze militari della Britannia e cosi l'isola era venuta a trovarsi abbandonata a sé stessa nel momento del maggior pericolo. Fu per questo che essi decisero di tenere un contegno il più possibile ferino e sicuro, presentando la loro missione come puramente esplorativa e in nessun modo tradendo la propria profonda angoscia e sfiducia. Lo stesso Alarico, a capo di un popolo che non era più stato respinto dai Romani dopo la disastrosa sconfitta di Adrianopoli del 378, si trovò a giocare abilmente in mezzo alle rivalità esistenti tra le due parti dell'Impero. Erano gli Ostrogoti e gli Unni condotti da Ataulfo, il cognato di Alarico, che solo allora, con molto ritardo sul previsto, si erano portati dalla Pannonia nella Venetia con l'obiettivo di ricongiungersi al grosso delle forze visigote. Questa era la situazione a Roma nell'autunno del 408. Come si è visto, mentre il generale vandalo compiva il suo ultimo viaggio da Bologna a Ravenna, i capi foederati che erano con lui si erano dipsersi in attesa di vedere quali decisioni avrebbe preso l'imperatore. Di conseguenza gli ambasciatori romani si dissero disposti a perorare la causa della pace con i Goti presso l'imperatore, ma naturalmente non poterono anticipare alcuna promessa; anzi, chiesero ad Alarico di procrastinare il pagamento della somma pattuita fino a quando Onorio personalmente li avesse autorizzati a un tale passo. Ma alla notizia dell’invasione della Gallia e dell’usurpazione di Costantino III in Britannia (e passato anche lui in Gallia), Onorio richiamò Stilicone in Italia, mentre cresceva il partito antibarbarico, che mal vedeva la politica di accomodazione dei barbari. Dei Goti, a quanto pare, cercò di parlare il meno possibile; probabilmente illustrò le linee maestre del suo piano, che prevedeva una duplice offensiva contro Onorio a Ravenna e contro Eracliano in Africa. Queste furono le premesse della rapida calata di Alarico in Italia dopo il rifiuto delle sue richieste. Dunque, se i Visigoti avevano diritto, come soldati dell'esercito occidentale, agli stipendi, non avevano però alcun diritto di reclamare uno stanziamento stabile nel territorio occidentale. Subito dopo Alarico spedì le insegne del potere imperiale strappate ad Attalo nella città regia di Ravenna, come una nuova profferta di amicizia e buona fede (luglio del 410). Si trattava in primo luogo di convincere l'imperatore della necessità improrogabile di trattare, cosa che fu ottenuta sfruttando anche il suo recente sgomento per l'insurrezione militare. La scelta del Senato per il nuovo imperatore cadde sa Prisco Attalo, il prefetto urbano in carica, il cui nome, a quanto sembra, era stato suggerito dallo stesso re visigoto (Zos., 71, 6,3; id., 7, 1). Tutte le controversie similmente venivano da loro con grande licenza definite, riuscendone vittorioso chi mediante danaro comperava il giudizio, ovvero colui che riusciva a conciliarsi il buon volere del giudice. Non è facile stabilire, dietro questa febbrile ripresa di attività da parte di Onorio, fin dove arrivassero le sue scelte personali e indipendenti e dove cominciasse invece l'influenza dei due eunuchi Terenzio ed Arsacio, che dominavano tutto il personale di corte, e dei due generali Turpilione e Vigilanzio, rispettivamente, Tra i cambiamenti nelle alte sfere dell'amministrazione e dell'esercito, avvenuti in questo periodo, bisogna ricordare almeno la nomina di Attalo a nuovo prefetto urbano di Roma in luogo di Pompeiano (marzo) e di Giovio a nuovo prefetto del pretorio d'Italia (aprile del 409). Zos., V, 45, 4 ). L'importante Era evitare la battaglia campale e arrivare nel più breve tempo possibile fin sotto le mura della Città Eterna, la quale - il regotyo ben lo sapeva - non aveva una capacità difensiva neppure paragonabile alla sua altezzosità nei confronti dell'elemento germanico. La ripresa dei negoziati da parte di Onòrio non era dunque che un espediente per guadagnare tempo, tenere i Visigoti lontani da Roma e cercar nuovi alleati. Adesso che l'ambizioso Allobich era stato tolto eli mezzo e che tanto il palazzo che le mura erano difesi da truppe sicure, Onorio poteva finalmente respirare un po' meglio. Se effettivamente un accordo fosse stato raggiunto tra Onorio e il re dei Visogoti, senza dubbio ciò avrebbe significato per lui la fine: Ataulfo ne avrebbe preteso la consegna immediata, o nel migliore dei casi l'imperatore lo avrebbe fatto imprigionare; insomma lo avrebbero tolto di mezzo come un ostacolo alla conclusione della pace, esattamente come Alarico aveva appena fatto con lo sfortunato Attalo. Lo scrittore cristiano Lattanzio (De mortibus persecutorum, XXVII, 2) ci descrive lo sbalordimento di un imperatore romano, Galerio, sceso nel 306 In Italia ad assediare Roma, che non aveva mai vista, e che si accorse esser troppo grande per bloccarla interamente col suo esercito.Tanto più sarà rimasto impressionato il barbaro Alarico, che aveva tutt'al più visto le mura di Milano, e che di Roma aveva solo sentito parlare. [74][76], L'arrivo dei rinforzi provenienti da Costantinopoli risollevò almeno in parte la situazione per Onorio che poté così utilizzarli non solo per difendersi dall'assedio di Attalo e Alarico ma anche per disfarsi di elementi della corte e dell'esercito di cui sospettava un tradimento. La sola differenza era costituita dal fatto che Ataulfo, più prudente e avveduto di quanto non si fosse dimostrato Valente, non commise l'errore di disprezzare l'avversario e non osò avanzare, a quanto pare, per la via più comoda e breve verso il Tevere, ossia la Flaminia. La giovane sposa che si era beffardamente adornata con la collana preziosa della Gran Madre era adesso una donna precocemente invecchiata dai dolori e dalle disillusioni, che a quarant' anni o poco più (giusta l'ipotesi del Mazzarino in, È impossibile appurare come sia nata una tale voce. Il primo, e il più evidente, era quello di abbandonare la Penisola, per un tempo imprecisato, comunque piuttosto lungo, alle crudeli devastazioni di Alarico, come già era accaduto ai tempi della mortale minaccia annibalica, con la strategia temporeggiatrice di Quinto Fabio Massimo;e i consiglieri militari di Onorio, probabilmente, avevano buon gioco nel far notare come proprio l'abbandono di quella prudente condotta avesse condotto all'immane catastrofe di Canne. [38] Le truppe, al segnale di Olimpio, cominciarono la rivolta uccidendo i principali sostenitori di Stilicone e saccheggiando la città. Probabilmente esso pose il campo all'altezza del ponte Condidiano (Jord. [74][76] L'arrivo dei rinforzi inviatogli da Teodosio II fece recuperare le speranze ad Onorio, che decise di rimanere per il momento a Ravenna, in attesa degli sviluppi della situazione nella diocesi d'Africa: nel caso Eracliano avesse sconfitto le truppe inviate da Attalo, Onorio avrebbe raccolto tutte le truppe a propria disposizione per preparare la guerra contro Alarico; nel caso invece in cui l'Africa fosse stata sottomessa da Attalo e dai Visigoti, Onorio aveva intenzione di fuggire a Costantinopoli, rinunciando così al trono d'Occidente. Dopo un lungo assedio Alarico mise a ferro e fuoco la città, saccheggiandola di ogni ricchezza e poi ripartì verso il Sud per giungere in Calabria, da dove voleva raggiungere l'Africa passando per la Sicilia, Sacco di Roma, 410 - Invasione di Roma da parte dei Visigoti di Alarico. h�bbd```b``� "�@$�"Y��,�,��e��4�� ��q?�i���&����@l� ���v3�P~ ����o �N
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Quindi il nuovo primo ministro si affrettò a collocare dei propri uomini di fiducia al posto dei ministri e degli ufficiali che erano stati uccisi nella rivolta di Ticinum e nel corso dei procedimenti penali successivi. Olimpiodoro con brevissimi cenni, e con lui gli altri storici e cronisti dell'epoca, ci lasciano intravedere, più che mostrarci, lo spettacolo miserevole della Città Eterna straziata dalla fame e terrorizzata dal cannibalismo mentre già era in procinto di cadere. Molti storici italiani si accodarono a questo indirizzo, che conta a tutt'oggi uà grandissimo numero di consensi anche fra gli studiosi anglo-sassoni. In particolare presero di mira i convogli granari che risalivano dal porto verso la città, una preda facile e sicura.