Piuttosto, qui è necessario passare al secondo ordine di questioni, quello artistico: Enea, non dimentichiamolo, non è una persona, ma un personaggio; vale a dire che è una creazione poetica, non un uomo in carne ed ossa; e che, nel delinearne il carattere, il suo autore ha tenuto presenti tutta una serie di fattori di ordine letterario. Internazionale, Conflitti e Autodeterminazione. Il dramma, in Didone, nasce appunto non tanto dal dolore del distacco, quanto dall’improvvisa rivelazione di un Enea estraneo al suo dolore ed al suo amore, e a quel suo modo di comportarsi freddo e impacciato che mette improvvisamente davanti agli occhi della regina la più amara e umiliante delle situazioni in cui una donna possa trovarsi nella vita: quella di accorgersi di essere stata, nel cuore dell’uomo a cui ha consacrato tutta se stessa, solo l’oggetto di una breve parente4si sentimentale. Una testimonianza diretta e una nota sui media internazionali In questo senso, se egli si fosse mostrato più pietoso nei confronti di Didone, se avesse cercato di alleviarne la disperazione, avrebbe anche, al tempo stesso, attenuato l’effetto drammatico della scena: che, invece, grazie alla sua freddezza e al suo distacco, risulta straordinariamente potenziata e amplificata, perché al dramma del distacco si aggiunge, per Didone, il dramma di scoprire diverso da come lo credeva l’uomo che ama, quasi un estraneo. Now customize the name of a clipboard to store your clips. Poi, quando Neottolemo viene ucciso, gli abitanti di quel luogo chiedono a Eleno di diventare il loro re. Troia cade: le case bruciate, i tesori saccheggiati, la reggia violata, il vecchio re Priamo trucidato senza pietà, le principesse reali e la regina fatte prigioniere e divise tra i più forti guerrieri del campo greco. Durante un banchetto offerto in onore degli ospiti, Afrodite manda Cupido perché colpisca al cuore la regina e la faccia ardere d’amore per Enea, che prova da subito una forte attrazione per lei. Il vecchio Anchise da principio non vuole staccarsi dalla terra nella quale ha vissuto, vuole essere sepolto lì, con gli altri. Ma non per questo hanno termine le difficoltà: per poter dare una dimora stabile ai suoi compagni, Enea si reca presso il re Latino che regna in luogo felice e sereno, fra gente benevola e ospitale, Laurento. As of this date, Scribd will manage your SlideShare account and any content you may have on SlideShare, and Scribd's General Terms of Use and Privacy Policy will apply. E il Fato, che in Virgilio prende quasi il luogo della cristiana Provvidenza, dirige, sì, i pubblici destini verso il bene, o comunque, verso il meglio, ma a prezzo di gravi dolori, rinunce e sacrifici da parte dei singoli individui, secondo modalità misteriose che lo lasciano pensoso e, a tratti, turbato e quasi sconvolto. Marta Polenzani La figura di Creusa La figura dell’Eneide che più mi ha colpito è quella della moglie di Enea, Creusa che seppur comparendo solo all’inizio del poema è fondamentale perché predice al marito il lungo viaggio e gli intima di partire. Ma che senso avrebbe sacrificare la propria vita per una città già morta? Leggi subito, Informazioni societarie Enea, figlio di Anchise e di Afrodite, nell’Iliade è un giovane guerriero, protetto dagli dèi che lo mettono in salvo ogniqualvolta la sua vita è in pericolo; Poseidone è una divinità nemica di Troia, eppure salva Enea perché sa che Zeus e il Fato lo hanno destinato a sopravvivere alla rovina della sua città. Eneide libro 2: riassunto, personaggi, luoghi. Bisogna dunque partire senza indugi. Abile trombettiere, ha preteso di sfidare gli dèi ed è stato precipitato in mare dal dio Tritone, figlio di Poseidone. Inoltre, si provi ad immaginare la scena di un Enea commosso quanto Didone; di due amanti che mescolano le loro lacrime per una partenza, che starebbe solo ad uno di essi evitare, se lo volesse: il tutto cadrebbe nello stucchevole e nel dolciastro, come nelle tele zuccherose e pomposamente melodrammatiche di un Pierre-Narcisse Guérin; oppure, peggio ancora, Enea farebbe la figura di un ipocrita della peggiore specie, di un damerino che piange lacrime finte, mentre col cuore è già pronto a salpare l’ancora della sua nave e a sciogliere le vele. Enea deve dire addio alla regina Didone, che, rimasta sola nel palazzo, presa dalla disperazione, si toglie la vita (La tragedia di Didone nel Libro IV dell’Eneide clicca qui). Prima però Enea deve fermarsi a Cuma per interrogare la Sibilla; questa lo accompagna nell’Averno perché egli ottenga notizie dal padre. E didone nei discorsi che compongono il 4 libro dell'eneide e metti a confronto le 2 posizioni inserendole nel contesto ideologico del poema, per la risposta migliore 10 … La decisione del suicidio e la maledizione nei confronti di Enea, che sarà all’origine delle guerre sanguinose e spietate fra Roma e Cartagine, fino alla totale distruzione di quest’ultima, trova qui la sua radice, poetica e umana; suicidio che non sarebbe apparso pienamente giustificato, sul piano artistico, se Enea si fosse sforzato di diminuire l’amarezza di lei, lasciandole almeno un dolce ricordo a lenire il dolore del distacco. È stato eretto lì, a Butroto, un sarcofago per Ettore e in questo luogo Andromaca si reca ogni giorno a portare offerte e a pregare. rapporto ai tempi alla madre o matrigna e ne fondò una nuova per se sotto il monte Albano che dalla collocazione della città If you continue browsing the site, you agree to the use of cookies on this website. 152-53): «…la migliore poesia del libro IV […] è tutta fondata sul drammatico contrasto dei due protagonisti. La condizione di eroe caro agli dèi e scelto dal destino è quindi già tutta nell’Iliade; la narrazione virgiliana (Eneide) sviluppa lo spunto omerico e lo porta a compimento narrando le avventure di Enea dopo la caduta di Troia. Enea, allora, caricatosi sulle spalle il padre Anchise, che tiene tra le mani i sacri Penati di Troia, preso per mano il figlio Ascanio, seguito dalla moglie Creusa, percorre nella notte, piena di bagliori e di ombre sinistre, le strade di Troia nelle quali il nemico ebbro per la vittoria, si lascia andare alle gozzoviglie e ai festeggiamenti più sfrenati. Questo Ascanio ovunque e da qualunque madre . Leggi subito, Nove anni fa il golpe dell’Europa contro Berlusconi Studia Rapido: Imparare nuove cose, ritrovare quello che già si conosce.. .entro i comodi limiti della rapidità! Poi il viaggio riprende e le navi giungono sulle rive del Tevere. In altre parole, Virgilio non ha voluto creare un Enea (e neppure una Didone, se è per questo) che fosse verosimile o convincente come essere umano, ma che fosse efficace come personaggio in quel preciso contesto, ossia come il protagonista di un poema epico celebrante, sì, la grandezza di Roma, ma anche il mistero del male, della guerra, della sofferenza: «sunt lacrimae rerum». Sono tutti presi dalla disperazione. Proprio nel momento in cui Enea si sta rivolgendo a Didone, vede un gruppo di compagni da lui creduti naufragati, che si rivolgono alla regina per chiedere ospitalità e aiuto e che sembrano dolenti di aver perduto il loro capo. Neottolemo si stanca presto di Andromaca e la cede in sposa a Eleno. Naturalmente, nel comportamento di Enea verso Didone, al momento della separazione, non vi è soltanto questo: perché, pur piegandosi al volere del Fato, egli avrebbe potuto addolcire il dolore della regina con una sincera espressione di affetto e di rammarico; e tuttavia non lo fa. Diritto di reso Nel periodo che l’eroe troiano trascorre presso Didone, dimentica tutto: una forte passione lo lega a questa donna; e lei, d’altro canto, spera in cuor suo di poterlo trattenere per sempre presso di sé. Prima di scendere nell’Ade, Enea dà sepoltura al compagno Miseno, sul promontorio che da lui ha preso il nome. Terminata la guerra, Enea sposa Lavinia e dà il suo nome alla città che fonda. Ma il destino riprende possesso della vita dell’eroe e Zeus manda a Enea Ermes richiamandolo affinché egli compia il proprio dovere senza altri indugi. You can change your ad preferences anytime. Ma questa parola Enea non sa trovarla, perché ne suo cuore non c’è altrettanto dolore, così come non vi è mai stato altrettanto amore. Però, che la parola definitiva di Virgilio sul comportamento di Enea non sia quella che appare a una prima lettura, risulta chiaro dalla nuova e ultima apparizione di Didone, anzi dell’anima di Didone, nel libro sesto del poema, quello della discesa agli Inferi, nel quale vediamo un Enea che, accorato e quasi piangente, cerca di rivolgersi alla donna, di trattenerla, di consolarla: le rivolge, ma ormai troppo tardi, quei segni di affetto e di partecipazione che non aveva saputo, o voluto, mostrarle durante il loro ultimo colloquio terreno. Qui, naturalmente, ci sono due distinti ordini di questioni: l’uno di impostazione generale, l’altro di esigenze artistiche. La nave di Enea tocca terra in un porto tranquillo, ma crede di aver perduto tutte le altre navi e i compagni. 1. Leggi subito, In prospettiva, un’Europa politicamente unita è possibile e soprattutto necessaria Per una nuova coscienza del sapere La virtù specifica di Enea è la pietas, un sentimento che per i Romani significava devozione religiosa, rispetto della famiglia e degli antenati, accettazione del dovere, capacità di sopportare le avversità, alto senso civico che lo porta ad anteporre al proprio destino individuale la considerazione del bene della comunità. Leggi subito, Procurade moderare, barones, sa tirannia! Qui si accorge che Creusa non è dietro di lui come credeva. di Francesco Lamendola - 06/03/2012 . Una fiamma venuta dal cielo, all’improvviso, avvolge la testa di Ascanio senza arrecargli alcun danno; Anchise vede in questo segno un’indicazione della volontà degli dèi e accetta di partire assieme agli altri. Enea, rimasto colpito e costernato, parte da quel luogo per lui infido, perché chi vi regna non ha rispetto per le leggi, né divine né umane. Il Fato lo chiama ad altri lidi, ad altri destini, e va bene; ci si mette pure Giove - che, pregato da suo figlio Jarba, re di Getulia, furioso per lo smacco del rifiuto di Didone -, manda Mercurio dall’eroe troiano a sollecitarne la partenza: eppure, con tutto ciò, il modo di agire e di parlare di Enea, nel suo ultimo colloquio con la regina cartaginese, appare di una ruvidezza, di una povertà morale sconcertanti. Che senso avrebbe opporsi alla volontà degli dèi? Le leggende antiche che tramandano le ultime vicende di Enea raccontano che egli, durante un combattimento contro gli Etruschi, antichi alleati di Turno, scomparve nel culmine di una tempesta che era scoppiata all’improvviso e che Venere stessa lo portò nell’Olimpo, dove divenne una divinità onorata successivamente dai Romani con il nome di Giove Indigete. Allora Enea comprende che il destino vuole ben altro da lui, gli affida un compito molto più importante da portare a termine: quello di raccogliere i pochi superstiti e cercare, insieme ad Anchise, a Creusa e ad Ascanio, la salvezza e un futuro in una nuova patria, portandovi i Penati di Troia. È dapprima in Tracia, dove parla con l’ombra di Polidoro, l’infelice figlio di Priamo mandato dal padre in quel luogo presso il re Polimnestore perché si salvasse assieme a una discreta parte del tesoro troiano. Clipping is a handy way to collect important slides you want to go back to later. Il pagano Virgilio non possedeva la chiave per gettare un poco di luce su un abisso così smisurato; egli ha il presentimento che una spiegazione vi sia; che, in qualche modo, il male sarà trasformato in bene: ma quando, dove, come? © Riproduzione riservata. Preso dall’angoscia e dal dolore, lascia Anchise e il figlio al porto e tutto affannato ritorna in città a cercarla. Learn more. If you wish to opt out, please close your SlideShare account. Enea si è caricato il vecchio padre sulle spalle e conduce per mano il figlioletto di pochi anni: Creusa, donna giovane e si suppone in perfetta salute e agile, dovrebbe provvedere per sè, camminandogli accanto. No public clipboards found for this slide, Confrono tra le relazioni amorose nell’Iliade, nell’Odissea, nell’Eneide. Poi lo esorta a partire e a mettere in salvo se stesso e gli altri; gli chiede soltanto di mantenere vivo il suo ricordo nella mente del loro figlio. Per chi ama Virgilio e si nutre dell’«Eneide» come di un alimento vitale per l’anima; per chi vi cerca, e vi trova, non solo tesori di bellezza e di cultura, ma ricchezze incalcolabili a livello spirituale ed umano, la grande domanda era e resterà sempre: perché Enea appare così piccolo davanti alla tragica grandezza di Didone? Ma accade un evento prodigioso che gli fa cambiare idea. Anche Enea condivide lo stato d’animo dei compagni, ma egli è il capo e non può lasciarsi prendere dallo scoraggiamento, altrimenti tutto è perduto. [1,10] Sicché Gige, visto che non poteva avere scampo, era disposto a ubbidire; e Candaule, quando gli parve giunta ora d’andare a dormire, lo introdusse nella stanza da letto: subito dopo ecco anche la moglie e mentre essa entrava e deponeva i suoi vestiti Gige la contemplava. Leggi subito, Dare la colpa a te. Enea, dunque, agisce come agisce essenzialmente per esigenze di ordine contenutistico e morale (concorrere alla futura grandezza di Roma, che, a sua volta, è strumento di pace e progresso fra i popoli), ma anche di ordine estetico-letterario, ossia per dare il massimo risalto all’azione drammatica. Turno, che non vuole rassegnarsi alle decisioni di Latino, raccoglie molte genti attorno a sé e muove guerra a Enea e agli alleati che è riuscito a farsi. Una donna così bella e coraggiosa è certamente una compagna ideale per lui e degna di occupare il posto dell’infelice Creusa. Il racconto di Enea: l’inganno del cavallo, il racconto menzognero di Sinone, la morte di Laocoonte, Ettore appare in sogno a Enea, l’uccisione di Priamo, la fuga dalla città, morte e profezia di Creusa. Il figlio di Enea, Ascanio, che aveva anche il nome di Iulio, dopo la scomparsa del padre fondò la città di Albalonga; dalla stirpe del giovane principe troiano derivò la famiglia Giulia o Iulia. La guerra è per lui una dolorosa necessità impostagli da eventi incontrollabili, una serie infinita di lutti e di ferocie, la negazione di tutti i valori e di tutti gli affetti. Il dramma veramente è solo in Didone, non in Enea, che freddo e insensibile sa parlare solo di riconoscenza, di grata memoria (che sono l’elemosina dell’amore, non l’amore) e, nella sua superficialità, nell’incapacità di comprendere il dramma e la grandezza d’animo di Didone, giunge fino al punto di ricordare, a colei che gli aveva tutto sacrificato, che egli in definitiva non le aveva mai parlato di matrimonio, e di farle notare l’inopportunità delle sue lacrime. ), il Fato non è un accessorio secondario o un orpello retorico: è la sostanza del suo poema, è il senso della vicenda umana, è tutto. fosse nato e certamente nato da Enea poiché la popolazione in Lavinio abbondava lascia la città ormai fiorente e opulenta in . If you continue browsing the site, you agree to the use of cookies on this website. E così l’eroe fa. Enea, allora, caricatosi sulle spalle il padre Anchise, che tiene tra le mani i sacri Penati di Troia, preso per mano il figlio Ascanio, seguito dalla moglie Creusa, percorre nella notte, piena di bagliori e di ombre sinistre, le strade di Troia nelle quali il nemico ebbro per la vittoria, si lascia andare alle gozzoviglie e ai festeggiamenti più sfrenati. Anchise viene sepolto a Erice. Creusa, ormai diventata ombra fra le ombre, gli appare e gli dice che lei è perduta per sempre e che il cercarla è inutile. Il latinista Adriano Bacchielli (Urbino, 1921 - Ancona, 1987), autore di una delle migliori traduzioni moderne dell’«Eneide» in lingua italiana, grazie alla sua intima affinità di poeta con l’animo virgiliano, ha scritto, anche sulla presente questione, alcune pagine illuminanti; ne riportiamo il passaggio centrale (Virgilio, «Eneide», versione poetica, traduzione e commento di A. Bacchielli, Torino, Paravia & C., 1963, pp. Enea fa allora rotta per l’Epiro, dove regna Eleno, figlio di Priamo che come Cassandra ha il dono della profezia. Enea però, per volere degli dei deve ripartire, ma non ha il coraggio di rivelarlo a Didone; la principessa scopre i preparativi e in un discorso disperato maledice Enea per la sua apatia nei suoi confronti e minaccia la morte. Nella prospettiva di Virgilio, che poi è quella di un Romano dell’età di Augusto, tormentato dal problema del male nella storia, ma anche fiducioso che il Fato guidi le vicende umane verso un bene superiore, invisibile ai singoli (è, ancora e sempre, l’eterno problema della Provvidenza manzoniana! Studia Rapido 2020 - P.IVA IT02393950593, Storia, dalla preistoria alla Roma imperiale, Privacy e politiche di utilizzo dei cookies, Dolcissima Madre – una raccolta di poesie dedicate alle mamme, Il plurale dei nomi composti con capo + nome, Verbi sovrabbondanti – cosa sono, quali sono, La robotica a scuola: i progetti dell’Università La Sapienza, Componenti per robotica hardware e software, Robotica Educativa, come usare i robot per imparare, Coding, la programmazione informatica semplice, Duckietown, la Smart City abitata da paperelle. Certo, questo è un problema di difficile soluzione, perché, inevitabilmente, ciascuno è figlio del modo di sentire del proprio tempo e non se ne può spogliare, per quanti sforzi faccia; almeno, però, si deve evitare l’errore prospettico di voler far coincidere il proprio angolo visuale con la verità in assoluto: e questo è già un primo passo sulla via di una migliore comprensione. Download "Creusa" — appunti di letteratura gratis. Così fa Enea; con pochi compagni e con il figlio Ascanio si dirige senza essere visto verso la città che gli è stata indicata: una nebbia prodigiosa lo avvolge permettendogli di arrivare inosservato al cospetto della regina, come gli ha suggerito sua madre. Didone, dunque, giganteggia perché Enea, davanti a lei, effettivamente è molto piccolo; ma questo era necessario affinché la scena acquistasse il massimo risalto e concorresse a fare della sfortunata regina cartaginese un personaggio indimenticabile; e, della sua vicenda, una delle più intense e tragiche storie d’amore della letteratura universale. La vicenda di Eleno è quanto mai straordinaria: egli è partito da Troia come schiavo di Neottolemo (detto anche Pirro), figlio di Achille; con lui c’è anche Andromaca divenuta schiava del guerriero dopo essere stata la sposa di Ettore, l’eroe troiano più valoroso. Come Achille, anche Enea è audace, valoroso, ma, diversamente da lui, non cerca la guerra per far bottino, per conquistarsi la gloria ed esser così ricordato tra le genti. Questo, il lettore moderno stenta a capirlo, ad accettarlo; il lettore moderno, con la testa imbottita di retorica sull’amore romantico (una invenzione, appunto, della letteratura moderna, e precisamente di Petrarca, esasperata ulteriormente dalla decima musa, il cinema), non riesce a recuperare facilmente la giusta prospettiva, che è quella di Enea: nessun personaggio, storico o letterario che sia, può essere compreso, se si pretende di giudicarlo secondo le proprie categorie mentali e alla luce del proprio paradigma culturale. È Afrodite stessa a mostrare a Enea l’inutilità del suo gesto, dal momento che proprio gli dèi guidano le armi distruttrici. Dopo quest’ultimo addio, cominciano le peregrinazioni di Enea. Enea con un gruppo di compagni tenta di opporsi ai nemici, combatte per le vie della città, deciso a morire insieme a tutti coloro che vengono via via sterminati. Andromaca non rinnega il presente, ma è come se le vicende quotidiane le scorrano accanto senza sfiorarla. Quella donna si è impietrita per il dolore e vive solo dei ricordi del passato. Qui avviene un prodigio: le navi sono mutate in ninfe ed Enea comprende che la fine delle sue peregrinazioni è giunta. Perché Enea appare così piccolo davanti alla tragica grandezza di Didone? I profughi toccano l’isola di Delo, dove l’oracolo di Apollo esorta l’eroe a cercare la sua antica patria; allora si dirigono all’isola di Creta dove credono si trovi la loro terra di origine, perché uno dei più antichi re di Troia proviene da lì. Anche se il poeta Virgilio, l’autore del grande poema dedicato alle gesta dell’eroe troiano, l’Eneide, termina la sua opera con la morte di Turno, la storia delle vicende di Enea non finisce qui. We use your LinkedIn profile and activity data to personalize ads and to show you more relevant ads. Ma è certo che se il poeta ci avesse presentato Enea che, pur obbedendo alla volontà degli Dei (come vuole ed impone la concezione stessa del personaggio e la logica di tutto il poema), si fosse abbandonato con Didone al dolore e alla disperazione, avrebbe ottenuto un effetto melodrammatico di molto dubbio buon gusto, e la figura di Didone, sul piano artistico, non ne avrebbe certamente guadagnato. Enea giunge al porto di Antandro. In fondo, è impossibile sottrarsi all’impressione, leggendo e rileggendo il quarto canto dell’immortale poema, che ad Enea sarebbe bastato un po’ più di tatto, un po’ più di sensibilità e delicatezza, per rendere il loro distacco meno crudele, per non esacerbare oltre ogni limite la sofferenza di lei; non già nel senso di adornare con una astuta strategia il suo egoismo di maschio deciso a partire, dopo aver ottenuto ciò che gli premeva, ma nel senso di mostrare per lei, se non amore, almeno quel rispetto, quella empatia, quella dolcezza, che si devono comunque ad un amico, a una persona con la quale si è condiviso molto e che molto ha offerto di sé. La tentazione di attribuire il suo contegno alla paura di lasciarsi sopraffare dai sentimenti, di cedere davanti allo sgomento e alle lacrime della donna, e, quindi, ad un intenzionale indurimento dell’eroe, è forte; ma, attenzione, si tratta pur sempre di una tentazione tipica della modernità, in questo caso basata sulla fede quasi cieca nella psicologia - o, peggio, nella psicanalisi -, nuova divinità che tutti adorano, anche se poca ne masticano e poca ne capiscono. Enea però ha una dea nemica, Era, che non perde occasione di perseguitarlo in tutti i modi e, soprattutto di intralciare il suo viaggio. La figura di Enea, infatti, è sembrata troppo fredda, e perciò, secondo alcuni, artisticamente mancata. Non sanno cosa fare e dove andare. Non che gli antichi difettassero di psicologia; ma non l’adoravano: perciò sarebbe illusorio, crediamo, voler capire Enea osservandolo prevalentemente sotto una tale angolatura. Come Ulisse, anche Enea affronta l’esperienza del viaggio, ma sono i voleri del Fato, la forza del mare e l’intervento degli dèi che lo conducono verso le varie tappe: egli non ha lo spirito di avventura e la curiosità di «divenir del mondo esperto» che caratterizzano Ulisse. Non sono mancate, a tale proposito critiche severe. Alla fine anche il destino di Turno si compie: cade sotto i colpi di Enea costretto a combattere per realizzare il disegno divino.
2020 enea e creusa testo argomentativo