Una proposta didattica, Tante facce, un unico autore : guida ai kit didattici del Centro Internazionale di Studi Primo Levi, I percorsi dell’altro, laboratorio sulle migrazioni: dalle memorie dei migranti ai contesti di provenienza, Frederick Hartt e l’organizzazione dei Monuments Men in Italia (1944-1945), A 40 anni dalla strage alla Stazione di Bologna: storia, public history e didattica, Scopri come i tuoi dati vengono elaborati, Le crisi dell’età contemporanea: 1929, 1973, 2008, Il glossario delle crisi (1929-1973-2008), Sitografia: l’economia tra scienza e storia, - Cantieri della didattica: insegnare la contemporaneità, - Tolleranza e intolleranza. E chi conosceva le più efficace ricette anti-crisi? Non dunque un segno di crisi del sistema ma, al contrario, della sua vitalità. L’immagine-simbolo del crollo dell’ottobre 1929, accanto a quella (a quanto pare più mitica che reale) dei finanzieri che si suicidano lanciandosi dall’alto di un grattacielo, è data dalle lunghe code dei disoccupati di fronte agli uffici di collocamento. Delle classi penalizzate dalla diseguaglianza, il primo. Do il mio consenso affinché un cookie salvi i miei dati (nome, email, sito web) per il prossimo commento. Questo punto venne ben illustrato dalla conferenza su Cittadinanza e classe sociale tenuta nel 1949 dal sociologo Thomas H. Marshall, con un assunto principale: «la disuguaglianza del sistema delle classi sociali può essere accettabile nella misura in cui viene riconosciuta l’uguaglianza della cittadinanza». E presupponeva condizioni di «perfezione», di parità contrattuale, che non si verificano praticamente mai. �
��"vm�M�n7w��J/h��:Ȼ8&�-��A !�A���M)��� ��n�E����ADv���(�=@� ='V! Il presente documento di marketing non intende sostituire la documentazione completa del fondo, né le informazioni che l’investitore deve ottenere dall’intermediario finanziario al quale si rivolge al momento di sottoscrivere le quote dei fondi menzionati in questo documento. Secondo quel modello, in una condizione di concorrenza perfetta il mercato avrebbe sempre trovato, sia pure attraverso aggiustamenti successivi (tatonnements), un equilibrio stabile e ottimale. Il welfare positivo, nella società di internet, si baserà piuttosto sulla formazione e riqualificazione professionale, con lo scopo di tener dietro all’innovazione tecnologica. E ciò comporta il riconoscimento di diritti sociali che seguono una logica del tutto diversa da quella della vecchia assistenza alla povertà. Un esempio può chiarire in cosa consiste la terza via. L’intreccio fra welfare e warfare fa sì che i sindacati e il capitale monopolistico si trovino ad avere oggettivamente un interesse comune. I “Trenta” assicurarono ai paesi dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) una crescita annua media vicina al 5%; con la stagflazione la crescita si fermò a poco più del 2% medio e cinque anni su nove videro una marcata riduzione della produzione industriale. Qualsiasi decisione d’investimento deve essere fondata unicamente sulla versione più recente della documentazione giuridica e contabile del fondo (prospetto, KIID – documento informazioni chiave per gli investitori, regolamento, bilancio annuale e relazione semestrale, se pubblicata successivamente al bilancio annuale). La nuova classe, insomma, è in grado di manipolare l’informazione e di realizzare quel paradosso dell’immagine che determina la realtà. Ad accrescere l’euforia dell’epoca c’era poi la vittoria finale ottenuta sul modello nemico, il comunismo sovietico. Ecco quali sono state quelle più significative. Le prestazioni dello stato sociale presuppongono, invece, e intendono rafforzare il possesso della cittadinanza, con la sua «percezione diretta dell’appartenenza alla comunità […], fondata sulla fedeltà a una civiltà che è possesso comune». Esso mostra perfino delle implicazioni paradossali, perché il ricco che usufruisce del servizio sanitario può spendere in altro modo il denaro che prima gli serviva per pagare il medico. Esso è stato preparato sulla base di dati, proiezioni, previsioni, anticipazioni e ipotesi di natura soggettiva. Nel libro del 1994 così intitolato il sociologo inglese Anthony Giddens poteva scrivere: «lo stato sociale non può sopravvivere nella sua forma attuale; o, se lo farà, subirà probabilmente continui tagli e ridimensionamenti anche per mano dei governi che con più forza sostengono i principi su cui è costruito.» Lo stato sociale stava cadendo in due generi di “trappole”, previste già dagli Settanta: da un lato l’invecchiamento della popolazione avrebbe fatto sempre più crescere i costi del sistema pensionistico e di quello sanitario; dall’altro le varie forme di assicurazione sociale avrebbero disincentivato la ricerca di una nuova occupazione e creato alla lunga una contrapposizione fra le categorie protette e quelle non protette perché mai entrate nel mondo del lavoro. Già in un libro del 1979 (ripubblicato con qualche aggiornamento nel 1986) l’economista Jean Fourastié aveva denominato “Trenta Gloriosi” gli anni 1946-1975, riferendosi in primo luogo alla Francia e ai progressi allora realizzati nella qualità e nella durata stessa della vita; ma l’espressione si può giustamente estendere a tutto l’insieme dei paesi sviluppati. 1 Per un’analisi più approfondita della crisi si rimanda a Pizzuti (2009a) e (2009b). La crisi economica nella storia per eccellenza: la grande depressione del 1929 Ogni volta che spunta una nuova crisi, il primo riferimento storico cui si pensa è la grande depressione del 1929. Deve anche avere una elevata qualità, così che gli extra che i ricchi possono e vogliono pagarsi da sé «diventino solo fronzoli lussuosi». Dei Paesi poveri costretti a finanziare il superconsumo dei Paesi ricchi, il secondo. Nel seguito della sua relazione, l’autore traccia un’analisi orientata in senso storico della crisi attuale dello stato sociale e della rivoluzione neoliberale degli anni Ottanta, individuando in questi ultimi una svolta epocale. Le azioni dei fondi Pictet non sono state registrate ai sensi della legge del 1933 e pertanto, ad eccezione delle transazioni non in contrasto con la legislazione statunitense in materia di titoli, esse non possono essere offerte o vendute direttamente o indirettamente negli Stati Uniti o a “US Persons”. Le grandi crisi economiche che la storia ci ha presen-tato non si possono però spiegare esclusivamente con le speculazioni. Ad ogni modo, la conclusione della crisi, si data con l’inizio degli anni ’80 e il nuovo boom economico di quegli anni. Quellla del 1929 fu stata la più grande delle crisi finanziarie nella storia. Questo principio ha ispirato l’ideologia del mercato autoregolato, un’economia deve essere lasciata a sé stessa senza interferenze politiche di alcun genere: mama knows best, la mamma sa quel che fa. Il 1926-1929 ne è un perfetto esempio, con il suo repentino sgonfiarsi che travolse le banche e si trasferì poi nell’economia reale con la grande depressione del decennio successivo. L’elemento comune alle crisi in questione viene individuato in un’alternanza di euforia irrazionale e crollo economico e finanziario. Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Le banche americane avevano emesso prestiti incauti a partire dal 2004, con la famosa bolla del mercato immobiliare, i “subprime” di cui si è fatto un gran parlare. Nessuno può dire che natura assumerà la depressione seguita alla crisi del 2007-2008. Da misura e intermediaria degli scambi (una istituzione regolatrice dello) essa è diventata oggetto di scambio e di accumulazione. Basta una banale incrinatura per determinare un tracollo, con il conseguente avvio di un processo decumulativo (deleverage). Ci sono voluti quattro anni per recuperare per intero le perdite, con il livello di 14296 punti del 6 marzo 2013. CRISI ECONOMICHE. Considerando nel suo insieme il periodo 1980-2013 troviamo che nell’area Ocse il Pil è cresciuto mediamente di circa il 2% annuo; ma al netto degli anni 1993-2000 (che costituiscono, soprattutto per gli Stati Uniti, una parentesi a sé), il tasso medio di crescita è sceso sotto all’1,8%, che almeno a paragone con i Trenta Gloriosi fa pensare a una prolungata stagnazione. Nella nuova società dell’iniziativa e del rischio erano in molti a far propria la convinzione che lo stato era diventato davvero pesante e inefficiente e che pur di avere meno tasse si poteva rinunciare a certi servizi; chi era davvero capace avrebbe fatto da sé. Per quanto essenziale, esso è subalterno rispetto agli equilibri che l’evoluzione dell’economia reale comporta: tra consumi e risparmi, tra risparmi e investimenti. Il sogno si scontrava con la realtà dell’incrocio dei debiti internazionali prodotti dalla guerra e con l’incombente crollo dei prezzi agricoli e delle materie prime. La base di questo potere è la mercatizzazione del futuro: la mobilitazione di risorse future ancora inesistenti. Confronti Il nuovo libro di Giddens La terza via (1999) poté apparire come un consapevole manifesto a favore di una nuova socialdemocrazia, “terza” rispetto alla vecchia sinistra e alla nuova destra. Con la crisi del 2008 ci troviamo di nuovo di fronte al brusco risveglio da una euforia finanziaria irrazionale, con la differenza che mentre nel 1929 la successione era stata “borsa, banche, economia reale”, ora è invece “banche, borsa, economia reale”. Eventi e immagini Gli anni successivi al 1985 furono poi quelli della globalizzazione del commercio, del lavoro (delocalizzazione, migrazioni), dei capitali (finanziarizzazione). Il paradigma fondamentale di quella teoria era il modello dell’equilibrio generale di L. Walras. È assai precedente, datato al 20 novembre 1942, quando l’esito della guerra era tutt’altro che deciso, il rapporto Social Insurance and Allied Service preparato per il governo britannico dall’economista lord William Beveridge. Titoli, terra, oggetti d’arte e altre proprietà, se acquistati oggi, domani varranno di più. Il principio della solidarietà esclude però che qualcuno possa pretendere di stare del tutto fuori dal sistema della sicurezza «perché ha migliore salute o un impiego più regolare». Di tutt'altra natura è stata la crisi del 1973. La rivoluzione khomeinista in Iran e il sequestro a Teheran del personale dell’ambasciata americana, la seconda crisi petrolifera (con un nuovo raddoppio dei prezzi nel 1979-80) e le code delle auto alle pompe di benzina condussero nel novembre 1980 all’inevitabile vittoria elettorale dei repubblicani e di Ronald Reagan, preceduta nel 1979 dall’inizio della lunga stagione del predominio dei conservatori di Margaret Thatcher in Gran Bretagna. L’indice Dow Jones, che aveva raggiunto il massimo di 14093 punti il 12 ottobre 2007, risultava in discesa con il novembre successivo; perse il 7,8% fra l’8 e il 17 settembre 2008 e toccò il minimo di 6547 punti il 9 marzo 2009. Le performance del passato non sono indicative e non costituiscono una garanzia dei rendimenti futuri. Sul fronte dell’efficienza economica troviamo una difesa del mercato ben condotta ma sofistica e ideologica di fronte a qualunque argomento contrario. Si sono distinti i cicli economici, secondo la loro durata, in cicli brevi, di tre-quattro anni, medi, di circa dieci anni, e lunghi, di circa cinquant’anni. Il ruolo della finanza, fondamentale nel processo capitalistico, è quello di indirizzare il risparmio verso gli impieghi più produttivi. In conclusione: il capitalismo ha i secoli contati. CRISI ECONOMICHE. Hayek doveva certo ammettere che i sei anni di governo laburista (1945-1951) non avevano prodotto in Inghilterra uno stato totalitario, ma ripeteva che la via verso la servitù passa prima di tutto attraverso un lento cambiamento «nel carattere della gente» e che «i mutamenti nel carattere del popolo inglese, non soltanto sotto il governo laburista, ma per un periodo di tempo molto più esteso durante il quale si è goduto della benedizione di un paternalistico stato sociale, sono effettiva realtà». Abbiamo strappato la pianta; bisogna strappare la radice, Partigiani presso gli stabilimenti Ercole Marelli, Questo sito web utilizza i cookie per le statistiche, i social network e per personalizzare la navigazione, Cantieri della didattica: insegnare la contemporaneità, La violenza di stato nel Novecento: lager e gulag, Italia repubblicana, 70 anni di storia da insegnare, Didattica della storia e laboratori digitali: la guerra dei Trent’anni (1914-1945), Le risorse didattiche digitali su Resistenza e seconda guerra mondiale, La scuola ai tempi della pandemia. Di fronte alla comparsa di una nuova ideologia vincente, sorretta dalla lotta di classe portata ora dai ricchi e dagli aspiranti tali e francamente favorevole alla diseguaglianza, anche il progetto socialdemocratico europeo e quello democratico americano stavano per perdere il loro appeal. Ciò si vede bene nelle pagine dedicate alla vecchiaia, considerata in atto dai 65 o perfino 60 anni. Fra il 1947 e il 1980 il reddito reale (misurato in dollari del 2010) dell’1% più abbiente è rimasto stabile o è cresciuto di poco, raggiungendo i 500 mila dollari. Come citarlo: Scipione Guarracino, Le crisi dell’età contemporanea: 1929, 1973, 2008, Novecento.org, n. 2, 2014. Nel settore finanziario non c’erano limiti alla sp… I più grandi crac finanziari del passato (e come ne siamo usciti). Ogni volta che spunta una nuova crisi, il primo riferimento storico cui si pensa è la grande depressione del 1929. Intervista ad Andrea Canevaro, La seconda vita delle immagini dall'archivio al web. La teoria del ciclo economico è stata sviluppata in diversi modi da diversi autori, ma sulla base comune di un meccanismo endogeno, svolgentesi all’interno del sistema economico. Il termine deriva dal greco pòlis («città-Stato») e sulla scia dell’opera di Aristotele Politica ha anche a lungo indicato l’insieme delle dottrine e dei saperi che hanno ... Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A. © Tutti i diritti riservati. La teoria, anzi le teorie del ciclo economico lasciano inalterato il principio fondamentale della teoria economica dominante (liberale o, più precisamente, liberista) secondo il quale l’economia di mercato è provvista di un meccanismo interno di autoregolazione. Dunque, crisi di sottoconsumo o di sovraproduzione. Questa reazione non si verifica. E’ il giovedì che tra tutti i giovedì è passato alla storia. Please turn it on or ask help from techsupport if you dont know how to enable it. La grande recessione è tra le cause che innescano un'ulteriore crisi, quella del debito sovrano. Dovrebbe, infine, essere ben presente nella memoria la sequenza vista più volte alla televisione dei dipendenti della Lehman Brothers che lasciano in tutta fretta i loro uffici con gli scatoloni dove hanno radunato le loro cose. La disoccupazione ufficiale si trovava al 4,9% nel dicembre 2007; è salita al 10,2 nell’ottobre 2009 ed è poi discesa lentamente fino a un 6,3 non ancora rassicurante nell’aprile 2014. L’indirizzo che la crisi ha preso dal 2010 al di qua dell’Atlantico ha anche messo a repentaglio l’avvenire del modello Europa, mentre sembra molto dubbio che possa acquisire una attrattiva universale il modello del capitalismo cinese, privo del soft power rappresentato da un insieme come “Hollywood, coca cola, blue jeans, rock and roll”. fornisce uno dei contributi più significativi alla . Questo ceto ha rapidamente sviluppato la sua potenza e la sua influenza sull’economia mondiale grazie agli strumenti mediatici di cui dispone e alla capacità di creare vera e propria moneta, non riconosciuta per tale, attraverso l’espansione delle emissioni di titoli. Su questo punto Beveridge torna continuamente («lo stato non deve soffocare né le ambizioni, né le occasioni, né le responsabilità») e chiarisce che, se i costi del welfare devono essere finanziati con l’assicurazione sociale obbligatoria (a carico dei lavoratori e degli imprenditori) e in parte con l’imposta, niente impedisce a chi ne ha la possibilità di pagarsi da sé una pensione integrativa e una scuola o una assistenza sanitaria privata. La new economy e la concreta pratica della Terza via non hanno tuttavia impedito né il procedere verso la “finanziarizzazione” dell’economia né la marcia verso la diseguaglianza. L’autore delinea qui una panoramica e un’analisi contrastiva di tre grandi crisi economiche: quella del 1929, quella del 1973 e quella attuale del 2008. endstream
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Nello stesso ordine di idee Maurizio Ferrero (Le trappole del welfare, 1998) ha così potuto qualificare come economicamente insostenibili e socialmente inefficienti (perché invitano all’inattività) i «venti o trent’anni di pensione-vacanza sussidiata dallo stato». Ad essi corrispondono gli impegni che lo stato assume nella protezione sociale (pensioni, previdenza, carichi familiari), nella creazione di un servizio sanitario nazionale, nell’istruzione pubblica, nell’edilizia popolare, nella politica di pieno impiego (a proposito dell’ozio, Beveridge diceva che «è sempre fattore di corruzione fra gli uomini, anche se non accompagnato dal bisogno»). Dal 1973 alla rivoluzione neoliberale D’altra parte il costo dello stato sociale viene gestito inasprendo lo sfruttamento fiscale della classe operaia stessa. Si dimenticava che quel modello era uno schema teorico ideale, non la rappresentazione del mercato reale. Nessuna delle due sue parti sembra a Friedman degna di un uomo libero. Il Welfare State presentato nel 1942 si distingueva per il suo intento di contrastare le condizioni che precludono la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica; scontando lo scarto fra il progetto e le resistenze della realtà, è poi diventato parte integrante della trentennale età dell’oro, è stato un’efficace concorrente nei confronti del comunismo e ha rinsaldato il patto democratico. Più importante è invece notare che oggi mancano le prospettive degli anni Trenta e Quaranta (comunismo, fascismo, capitalismo regolato) e degli anni Settanta e Ottanta (terzomondismo, ecologia e sviluppo sostenibile, deregulation e neoliberismo). s.le m. Nazione che attraversa momenti particolarmente difficili, specialmente dal punto di vista economico e finanziario. Lo stato sociale E poi dall’uragano finanziario del 1929 alla conseguente Grande depressione negli Usa, fino alla speranza del New Deal. Solo nel 2007 1,3 milioni di proprietà vennero messe all’asta, il 79% in più rispetto all’anno precedente. Il libro di Friedman che prendiamo in considerazione è Capitalism and Freedom del 1962. DOI: 10.12977/nov28, Partigiani presso gli stabilimenti Ercole Marelli Il welfare state, inoltre, disarma politicamente la popolazione eccedente, che si trova sempre a più dipendere dai vari programmi assistenziali e preme per il loro ampliamento. Anticipata da alcuni scricchiolii già nei due anni precedenti, scoppia il 15 settembre 2008, quando, Pictet Asset Management 2018. La crisi petrolifera del 1973 sopraggiunse mentre stava dispiegando tutto il suo impatto emotivo il libro I limiti dello sviluppo il rapporto del Massachussets Institute of Technology pubblicato nel 1972 che prevedeva entro venti anni segni consistenti dell’esaurimento delle riserve di petrolio. La logica dell’assicurazione pubblica era ridotta a una perdita dell’incentivo a fare da sé; un aiuto esterno, come per i sussidi di disoccupazione, poteva in extremis intervenire, ma doveva essere sudato e suonare come una sconfitta e una riprovazione. La formula Welfare State, resa con “stato del benessere”, “stato sociale” o “stato assistenziale” (in francese État-providence) è quella che ha finito per sintetizzare le politiche destinate a proteggere gli individui dai “cinque giganti”, le forme che secondo l’espressione usata da Beveridge assume l’oppressione esercitata dal bisogno: la miseria, la malattia, l’ignoranza, lo squallore, l’ozio. Il che pone il problema della sostenibilità della crescita nel lungo periodo. Oltre che per il quadro dell’economia, il 2008 appare un anno straordinario anche dal punto di vista della periodizzazione della storia mondiale. A ciò andava aggiunto il peso crescente della spesa pubblica. Torna la recessione. Nel secondo caso non c’è alcuna costrizione: Paesi più poveri sembrano felici di finanziare Paesi ricchi perché ciò gli permette di acquistare uno spazio di mercato e, attraverso l’accumulazione dei titoli di credito e di proprietà, una crescente influenza sul mondo delle imprese capitalistiche. Il ciclo sarebbe una caratteristica organica del sistema economico di mercato. La deregulation della finanza cominciata con Reagan e quella completata da Clinton nel 1999 sono capitoli della storia. La cosa più notevole nel libro di Giddens era però che esso considerava i costi del welfare meno importanti della franca accettazione dei nuovi temi e valori estranei alla vecchia idea della sinistra. h�bbd```b``���M �YD�,���H��`��d����{��0�z��ش�`�H0�,�f/�7A$W��="��A� �%"3A��;) V��V�va%���BO���IF��`�`�Z�JM0[L6�E�&0-���>}"9~�Ș�8��L5 R�5�����1� ,�ɮ5@��CS&`�~� eF�!I�g`��
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Laddove “welfare” assume soltanto una connotazione negativa, ed è per lo più mirato ai poveri, come tende ad accadere negli Stati Uniti, la conseguenza sarà la divisione sociale.» Ciò non toglie però che il welfare state originario fosse stato pensato in termini negativi, per sopperire a delle mancanze (insicurezza, povertà, malattia, ignoranza) e per condizioni che appartenevano al passato, quelle di una nazione che usciva dalla seconda guerra mondiale e stava entrando nella guerra fredda. Il primo è il 24 ottobre 1929, il “giovedì nero” della borsa di Wall Strett, che, dopo il massimo del 19 settembre, arrivò a registrare a fine mattina perdite per quasi il 13%. La teoria economica si è adagiata in una condizione simile a quella della teoria dell’equilibrio generale, dove alla concezione di un equilibrio statico si è sostituita quella, rassicurante, di una crescita continua. Le analisi e conclusioni in esso contenute sono l’espressione di una opinione, basata sui dati disponibili a una data specifica. La storia del mondo è costellata di innumerevoli boom e crisi economiche, dai tempi dell’Impero romano fino ad oggi. Il secondo evento è quello del 16 ottobre 1973, quando gli stati arabi membri dell’Opec (Organization of the Petroleum Exporting Contries) notificarono un aumento del 70% del prezzo del petrolio. di Daria De Donno, La realizzazione tecnica e la gestione telematica di Novecento.org sono possibili grazie al contributo della. 0
κρίσις «scelta, decisione, fase decisiva di una malattia», der. Tutti i diritti riservati. Diversamente sono andate le cose con la crisi del 2007-2008. La prima è paternalista e presenta il governo come tutore e il cittadino come pupillo. Questi fenomeni cumulativi, queste «bolle» speculative sono state promosse nelle economie capitalistiche dal ruolo in esse assunto dalla moneta. Il vento ha preso a soffiare in senso inverso quando il premio Nobel è stato assegnato a Joseph Stiglitz e Paul Krugman, nel 2001 e nel 2008, ma finora con limitati effetti sulla gestione della politica economica e sociale. Nel XIX secolo la povertà era una dimostrazione di insuccesso e «chi accettava l’assistenza usciva dalla comunità dei cittadini». Si faceva però ingannare dalla superficie chi manifestava contro la globalizzazione vedendovi solo una nuova forma di imperialismo economico e culturale (l’occidentalizzazione del mondo). L’assicurazione sociale contro i rischi degli infortuni, dell’invalidità, della disoccupazione aveva naturalmente degli antecedenti, che rimandano al 1883 e alla Germania di Bismarck. La crisi del ’73 è stata soprattutto una crisi settoriale, il primo ad andare in crisi è stato per l’appunto il settore petrolifero, e conseguentemente tutte le attività che utilizzavano il petrolio come fonte di produzione hanno seguito a ruota il momento di difficoltà. La modificazione sta nell’avere enormemente ampliato il leverage, il rapporto tra i crediti erogati e il capitale, oltre cento volte. Il 1929 sopravviene al termine dei folli o ruggenti anni Venti e della loro “Irrational Exuberance”. Il sessantacinquenne di oggi è (e sa di essere) tutt’altro che un invalido. Il periodo precedente fu di grande boom economico e finanziario. Si tratta non di vere crisi, ma di una condizione diffusa di stress, che può dar luogo in ogni momento a crisi imprevedibili. Il Pil italiano, che si era faticosamente riaffacciato in territorio positivo dopo il calo del 2008-2009, inverte la rotta. Il primo, di marca marxista, riguarda le contraddizioni «interne» del capitalismo generate dal suo stesso sviluppo: le sproporzioni tra produzione e consumo e quelle tra risparmio e investimento. L’elemento comune alle crisi in questione viene individuato in un’alternanza di euforia irrazionale e crollo economico e finanziario. Si direbbe invece estranea alla categoria dell’esuberanza irrazionale la crisi economica accesa da quella petrolifera. Quella della crisi economica, e in particolare della crisi del capitalismo, non è certo una novità. Esso non è destinato a e non deve essere utilizzato da persone fisiche o giuridiche aventi cittadinanza, residenza o domicilio in una località, Stato, paese o giurisdizione in cui la sua distribuzione, pubblicazione, messa a disposizione o utilizzo sono in contrasto con norme di legge o regolamentari in vigore.
2020 le più grandi crisi economiche nella storia